lunedì 22 settembre 2008

L'UE condanna l'Italia... strano!

Dalla newsletters di B.G.:

"Con sentenza del 17 luglio 2008 (ricorso n. 42211/07), la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, pronunciandosi su un caso di diffamazione a mezzo stampa, ha condannato l’Italia per violazione dell’art. 10 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo, che sancisce la libertà di espressione di ogni persona, intesa come libertà d'opinione e di ricevere o comunicare informazioni o idee, “senza che vi possa essere ingerenza da parte delle autorità pubbliche”.
La Corte Europea, nel delineare i confini tra diritto di informazione e tutela della reputazione, si sofferma sui caratteri di liceità del diritto di cronaca (verità dei fatti, interesse pubblico, continenza espositiva), sottolineando altresì che le condanne risarcitorie per diffamazione a mezzo stampa sono, in certi casi, suscettibili di dissuadere i giornalisti dal continuare ad informare il pubblico su temi d’interesse generale e che, pertanto, sono legittime solo se "necessarie in una società democratica".
Il processo civile, che ha visto coinvolto il Dott. R. per diffamazione a mezzo stampa, si concludeva con sentenza definitiva in Cassazione, con la quale il docente palermitano veniva condannato nel marzo 2007 a risarcire il M. con 140 milioni di vecchie lire.
Per quanto riguarda le espressioni ironiche utilizzate dal ricorrente, la Corte ricorda che la libertà giornalistica può comprendere il ricorso possibile ad una certa dose di provocazione.
Un'altra importante conclusione della Corte è stata che, “data la situazione finanziaria di R., la sua condanna a pagare tali somme era suscettibile di dissuaderlo dal continuare ad informare il pubblico su temi d’interesse generale” e, pertanto, la condanna della persona si traduce in “una interferenza sproporzionata con il suo diritto alla libertà di espressione e non si muove come necessaria in una società democratica”. Di conseguenza, secondo la Corte Europea dei Diritti dell'Uomo, c’è stata violazione da parte dello Stato italiano dell’articolo 10 della C.E.D.U. e pertanto, a seguito della pronuncia in esame, lo Stato italiano, che ha tre mesi per tentare il ricorso, dovrà risarcire con 60.000 € il ricorrente dott. C. R."

Adesso devo scoprire chi è il dottore C.R.!!!!

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